Lo stemma municipale di Rimini
Lo stemma di cui si fregia il gonfalone municipale di Rimini è diviso verticalmente in due: a sinistra, su uno sfondo argenteo, raffigura l'arco d'Augusto (ma senza le merlature medievali) a cavalcioni del ponte di Tiberio, che sguazza in un mare increspato dalle onde; a destra una croce rossa bordata d'argento campeggia su uno sfondo anch'esso di color rosso.
Lo stemma fu ufficialmente approvato nel 1930: proposto dal Comune di Rimini, passò indenne (o quasi) al vaglio della Consulta Araldica e il 31 marzo fu sottoposto alla firma del Capo del Governo. Sappiamo che l'incarico di studiare e suggerire lo stemma era stato affidato dal Podestà a Carlo Lucchesi, direttore della Biblioteca Gambalunghiana. Beninteso Lucchesi, che era persona competente e scrupolosa, non ne inventò uno a casaccio, ma attinse ad una tradizione storica vecchia di secoli.
L'arco e il ponte figurano già nei più antichi sigilli dell'età comunale. Nel 1865, negli scavi per la costruzione della nuova rete fognaria, fu ritrovato il famoso sigillo in bronzo del "duca Orso", dove si riconoscono chiaramente i due principali monumenti romani di Rimini. Luigi Tonini, che al sigillo dedicò un accurato studio, lo datò al principio del X secolo. Lo stesso Tonini, seguìto dal figlio Carlo e da Luigi Arduini, avanzò la plausibile ipotesi che rappresentasse lo stemma araldico del libero Comune: quello che nel 1167 sventolò, accanto agli altri della Lega Lombarda, contro il Barbarossa. Va qui detto, per completezza, che l'autenticità del sigillo di "Ursus sumus Dux" è stata recentemente messa in dubbio. Resta il fatto che l'arco e il ponte compaiono in altri venerandi sigilli riminesi (uno è stato pubblicato dal Battaglini), a testimonianza non solo dell'attaccamento della città ai suoi due monumenti più rappresentativi, ma di un orgoglio per le proprie radici romane che si è conservato nel corso del Medioevo.
Quanto alla croce (che l'Arduini definisce una "riesumazione del vecchio stemma crociato guelfo dei tempi della Lega Lombarda"), si tratta di un'acquisizione alquanto più tarda: fu infatti concessa da papa Giulio II nel 1509, dopo la cacciata dei Malatesti. La cosiddetta "bolla Sipontina", che riconfermava gli statuti e i privilegi della città di Rimini, assegnava al Comune, quale stemma, "una croce doppia, bianca e rossa" (il bianco e il rosso sono tuttora i colori araldici di Rimini).
Dalla fusione dell'antico emblema comunale con la croce guelfa deriva per l'appunto l'attuale stemma municipale. Infine un piccolo "giallo". Giulio II aveva concesso, oltre allo stemma crociato, il motto "Libertas Ecclesiastica", evidentemente polemico nei confronti della "tirannica" Signoria malatestiana. Nel 1929, insieme col nuovo stemma, Carlo Lucchesi propose il motto affine "Arimini Libertas". Niente da fare. La Consulta Araldica lo bocciò. E' malizioso supporre che quel richiamo alla libertà non garbasse molto al regime fascista? Fu viceversa approvato con entusiasmo, il 2 dicembre del 1937, il motto "Jacta est alea", che inneggiava al cesarismo e alla romanità imperiale.